Lettori fissi

martedì 5 aprile 2016

Challah...




Oggi voglio portarvi in viaggio in un luogo magico, in cui prima o poi vorrei recarmi anche fisicamente oltre che con il pensiero, oggi andiamo (virtualmente si intende ) a Gerusalemme.
Come ho già detto in altre occasioni io sono di religione ebraica, e così la mia famiglia. Nella tradizione ebraica, per quanto tutto ciò a molti sia totalmente sconosciuto, ci sono moltissime ricette ottime, ognuna con la sua storia da raccontare.
Alcune di esse si sono talmente tanto sparse tra la gente, da entrare a far parte della quotidianità altrui, come ad esempio i bagels, ormai considerati americani, ma in realtà originari della comunità ebraica.
Io da tempo ormai sentivo il desiderio, o il bisogno, di realizzare quel pane meraviglioso che ogni vera donna ebrea conosce perfettamente: la challah ( חַלָּה)






La challah, il tipico pane ebraico dello shabbat.  Nella tradizione ebraica ogni piatto ha la sua specifica tradizione e la challah non rappresenta l'eccezione.
Questo soffice pane, simile al francese pain brioche ricorda, in realtà, la manna che il signore mandò al suo popolo nel deserto mentre era in fuga dall'Egitto. Non potendo raccogliere manna durante lo shabbat, il Signore donava al popolo una doppia razione di manna il venerdì sera affinchè bastasse anche per il giorno successivo.


La vera challah non contiene nè burro nè latte, nel rispetto delle norme alimentari della religione.
La forma tipica della challah è la treccia, io ho realizzato le 4 forne classiche che si usano per questo pane e mi sono fatta aiutare dal canale youtube Rosso Rimmon ( https://www.youtube.com/channel/UCjRRBW5RFgiGSzTbgm0mH4g ) nel quale Chiara ci mostra sia come realizzare la challah che come intrecciarla nelle varie forme tradizionali.
Anche la forma intrecciata ha un valore particolare all'interno della religione ebraica e in questo caso le interpretazioni sono molteplici.
Secondo alcune interpretazioni la treccia rappresenterebbe unità, le molteciplità che vengono ad intrecciarsi nella nostra vita, secondo altre rappresenterebbe il patto che il Signore ha stretto con il popolo di Israele, altre ancora sostengono che la classica treccia a tre capi rappresenti, in realtà, i tre concetti che lo shabbat celebra: Creazione, liberazione dalla schiavitù e attesa dell'era messianica.
Il termine challah, al plurale si dice challot, viene dall'ebraico Chalal che significa "perforare" e fa, in effetti, riferimento non tanto alla treccia di pane, quanto al pezzo di impasto che si era soliti prelevare per offrirlo al Signore; " delle primizie della vostra pasta preleverete una challah come offerta".
Solitamente gli ebrei che preparano, il venerdì, le challot per lo shabbat, sono soliti benedire le trecce prima di infornarle, con la seguente benedizione: "Benedetto tu sia Signore, nostro D-o Re dell'universo, che ci hai santificato con questo comandamento, e ci hai comandato di separare la challah". 
Al termine della benedizione si preleva la challah e si brucia.
Secondo la tradizione la challah deve essere, inoltre, spezzata con le mani e mai tagliata con il coltello.




In giro per il web si trovano centinaia di ricette di challah, ognuna conwww.labna.it ) dove spesso trovo
il suo ripieno, ognuna con le sue storie.. io ho utilizzato quella che ho trovato sul blog Labna  (
ricette della tradizione ebraica da riprodurre.
Assai importante è diffidare delle ricette di challah in cui si fa utilizzo di latte o derivati: la challah si mangia solitamente di shabbat e durante lo shabbat si mangia carne, per cui, secondo le tradizioni ebraiche, non si deve utilizzare latte o derivati nella preparazione di questo pane.
Io e Giacomo ci siamo divertiti molto a realizzare questi pani tradizionali, ma sopratutto a intrecciarli nelle mille forme che si trovano su internet e che Chiara spiega nel suo video perfettamente. Ma veniamo adesso alla ricetta di queste  ottime Challot...
Con questa ricetta realizzerete circa 8 challot, armatevi di pazienza, la notte sarà lunga, ma vi garantisco un risultato che vi lascerà sbalorditi.
Io ho realizzato due tipi diversi di challah, quelle dolci in cui al posto dell'uvetta ho messo le gocce di cioccolato e quelle salate, appena colorate con semi di papaveri. Ovviamente potrete sbizzarrirvi come meglio credete nelle vostre challot, è un pane che si sposa alla perfezione con quasi tutto, ottimo sia a cena che a colazione.

Ingredienti:


6 bicchieri di acqua tiepida
2 bustine di lievito in polvere per pizza
1 bicchiere di zucchero
1 bicchiere di olio di semi di buona qualità
2 uova intere
2 cucchiai di sale
gocce di cioccolato q,b
2 kg di farina 00
1 tuorlo
semi di papavero o di sesamo per decorare





Ricetta:

In una pirofila mescolate il lievito nell' acqua tiepida e lasciate riposare qualche minuto, aggiungete poi lo zucchero e poi uno per volta lo zucchero, il sale,l'olio e le uova, mescolando.
Alla fine aggiungete la farina un po' per volta e sempre mescolando. Nella ricetta sono segnati 2 kg di farina, in realtà la quantità dipende da diversi fattori, io ne ho usata 1,7 kg. Comunque quando l'impasto diventa troppo duro iniziate a lavorarlo a mano e continuate ad aggiungere farina finchè non smetterà di appiccicarsi alle mani. L'impasto è molto elastico comunque.
A questo punto mettete l'impasto in una pirofila leggermente unta di olio e lasciate riposare per 1 ora e 30 minuti. Io metto sempre l'impasto a lievitare nel forno a forno spento, in modo da rimanere ad una temperatura abbastanza calda da aiutare la lievitazione. L'impasto dovrà raddoppiare il suo volume. Passato il tempo di riposo tirate fuori la pasta lievitata, dividete l'impasto in 8 o meno palline, dividete ogni pallina a seconda della treccia che volete realizzare e iniziate ad intrecciare. Se volete aggiungere qualcosa nell'impasto questo è il momento di farlo, altrimenti spennellate con il tuorlo d'uovo, aggiungete qualche goccia di cioccolato o qualche semino sul corpo della challah e lasciate di nuovo riposare per 30 minuti.
Passata la seconda lievitatura è giunto il momento di infornare: infornate a forno statico a 180° per 20/ 25 minuti o comunque finchè la superficie non risulta dorata.
Adesso che avete pronte le vostre challot non vi sentite un po' più arricchiti di tradizione? 


Per questa ricetta della tradizione ebraica ho pensato di mettere il video del bellissimo film francese sulla shoa " train de vie", film che consiglio vivamente a tutti coloro che vogliono vedere un film sulla shoa un po' diverso dal solito.
Nella scena che vi ho messo il treno che trasporta un intero villaggio di ebrei si incontra/scontra con quello che trasporta un intero gruppo di zingari, e assistiamo ad uno scontro musicale montato sulle note di Goran Bregovic!







giovedì 31 marzo 2016

C is for Cookie

Benché io sia ebrea, mi piace sempre godermi le festività, a qualsiasi tradizione esse appartengano.
Per cui oggi vi parlerò delle decorazioni di Pasqua e dei meravigliosi Cookies agli smarties che abbiamo realizzato per le feste.
Come decorazione quest'anno abbiamo deciso di andare sul classico e decorare le uova dipingendole, cercando su Pinterest si possono trovare un sacco di idee per la decorazione, ma noi ci siamo buttati abbastanza sul classico.
Centrotavola pasquale
Uovo di struzzo decorata 
 Nella tradizione cristiana le uova sono un simbolo di fertilità e di rinascita e, in ambito pasquale, rappresentano il sepolcro vuoto di Gesù dopo la sua resurrezione; tradizionalmente le uova venivano decorate con il colore rosso a rappresentare il sangue del sacrificio di  Cristo.
La decorazione delle uova è una pratica molto antica, si pensi che sono state ritrovate uova di struzzo decorate risalenti a 60.000 anni fa; la tradizione di decorare le uova venne ripresa poi dalle civiltà di Egitto e Mesopotamia fino ad arrivare da noi oggi.
Io ho utilizzato la tecnica di decorazione classica, che potrete usare anche con i vostri bambini, che mi insegnò a suo tempo la mia maestra elementare Paola.
Effettuate un forellino, con uno spillo o con un coltello ben appuntito, su entrambe le estremità delle vostre uova. Uno dei due fori deve, però, essere più grande in modo da consentire al liquido di fuoriuscire facilmente senza che l'uovo si rompa.
Per colorare le uova ci sono diverse tecniche, si possono dipingere con i coloranti alimentari, lasciandole per una notte nell' acqua colorata; si possono utilizzare, come nel mio caso, le tempere, oppure si possono colorare con coloranti naturali come cipolle, zafferano etc...
coloranti naturali per le uova
La foto che vi ho messo qui accanto spiega come ottenere alcuni dei colori fondamentali in modo semplice e naturale. Il blog sul quale l'ho trovata spiega ancora più dettagliatamente le infinite possibilità dei coloranti naturali, e la giusta tecnica per ottenere colori brillanti e omogenei, purtroppo il blog è in inglese e per chi fosse interessato a dare un'occhiata vi metto di seguito il link (http://emilyweaverbrownphoto.com/blog/?p=2359).
Il mio risultato finale non è stato magnifico come quelli che si trovano su internet ma sono rimasta comunque soddisfatta..del resto era la (quasi) prima volta!                
le mie misere uova pasquali



Chiaramente trionfano le tonalità pastello e le tematiche pasquali, quindi libero sfogo a coniglietti, pulcini, rondini e fiorellini. Su internet si trovano migliaia di idee in merito quindi potrete sbizzarrirvi, da soli o con i vostri bambini.
 Io ho utilizzato, e dipinto, anche il contenitore delle uova con il quale ho realizzato un centro tavola, decorandolo con pulcini colorati           (acquistati da TIGER http://www.tiger-stores.it/).







Ma passiamo adesso alla ricetta pasquale che vi voglio postare questa volta... abbiamo scelto una ricetta semplice, da fare anche tutti insieme, e allo stesso tempo colorata e, ovviamente, buonissima: I cookies, ma non quelli normali al cioccolato, bensì i cookies con gli smarties.
Come cookie monster qui accanto, anch'io sono una fanatica dei cookies, al cioccolato, al burro di arachidi, alla frutta, alle noci pecan...qualsiasi ricetta mi fa venire l'acquolina in bocca. 
In realtà il termine "cookie" viene utilizzato solamente in Canada e negli USA, negli altri paesi anglosassoni sono conosciuti come "biscuit". Il termine cookie utilizzato in America deriva dall'olandese "koekje"che significa "piccola torta" e che arrivò in america attorno al 1600.
I primi cookies comparvero attorno al settimo secolo d.C. in Persia, giunsero in Europa attraverso la conquista della Spagna da parte dei musulmani, e già nel quattordicesimo secolo si trovarono ad essere comuni all'interno della società europea, sia nei ceti più alti che in quelli più bassi. 

I cookies, che abbiamo cucinato insieme con Giacomo la sera prima di Pasqua, sono facilissimi e buonissimi da mangiare, per cui potrete farne quantità industriali e mangiarne a volontà canticchiando la canzoncina del Cookie Monster " C is for Cookie".
Passiamo adesso alla ricetta: gli  SMARTIES' COOKIES  che abbiamo preparato sono tratti dal libro, già più volte citato, "Hamburger Gourmet". Nella ricetta originale venivano utilizzati gli MnM's,  tuttavia qua in Italia è molto più semplice trovare gli smarties nei supermercati e il risultato è più o meno lo stesso.
La ricetta è per circa 15 cookies di grandi dimensioni.

Ingredienti:




70 gr di burro
85 gr di zucchero di canna grezzo
45 gr di zucchero
1 pizzico di sale
1 uovo
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
140 gr di farina tipo 0
1 pizzico di bicarbonato
140 gr di Smarties





Preparazione:
Preriscaldate il forno a 175° e iniziate a lavorare il burro con i due diversi tipi di zucchero, aggiungete il pizzico di sale.
Aggiungete all'impasto l'uovo intero e l'estratto di vaniglia ( se non riuscite a trovarlo va bene anche la vanillina) e montate fino a ottenere una crema omogenea.
Aggiungete la farina e il bicarbonato e mescolate con delicatezza; infine quando l'impasto sarà bello omogeneo aggiungete gli smarties e mescolate per amalgamarli bene.
 Come avrete visto la preparazione dell'impasto è una passeggiata e fino a qui il lavoro può essere fatto anche dai bambini... adesso arriva la parte più difficile: la cottura.
Aiutandovi con un cucchiaio formate delle palline di impasto e ponetele sulla teglia del forno rivestita con carta forno. Badate bene di metterle ben distanziate le une dalle altre se non volete ottenere un unico biscottone. Infornate a forno statico e fate cuocere per circa 15 minuti, o comunque finchè i bordi non iniziano a scurirsi.
Ricordatevi che non dobbiamo mai togliere i biscotti dal forno quando ci sembrano pronti perchè la cottura continua anche fuori, quindi toglieteli quando vi sembrano ancora morbidi al tatto e crudini, vedrete che appena raffreddati saranno perfetti.




Come canzone per questo post ho scelto "Candyman" di Christina Aguilera perché tutte le volte che la sento mi fa venire voglia di mangiare... proprio come i bisccottoni qua sopra!





giovedì 17 marzo 2016

La Carbonara di Renato Gualandi

Oggi vi voglio parlare di un piatto che, se pur semplicissimo, suscita sempre dispute tra i commensali in merito alle sue origini, alle modalità di preparazione e al formaggio da metterci sopra: La Carbonara.

Come tutte le ricette ormai diventate famose a livello globale, anche la carbonara vanta diverse origini e diversi inventori... Chissà quale sarà quello vero poi...

Normalmente si pensa che la carbonara abbia avuto origine nel Lazio e più precisamente a Roma. La sua data di nascita rimane, invece, ancora incerta in quanto i libri anteriori al 1950 non ne parlano.
Ma passiamo ora in rassegna le varie origini di questa "pietra miliare" della cucina italiana:

1) Il carbonaro: Si racconta che un carbonaro, ossia uno spazzacamini, ormai ritiratosi dalla professione, avesse aperto una fiorente attività nel capoluogo laziale, e che servisse nel suo locale questa pasta con l'uovo a cui aveva dato il nome di "carbonara" in onore del suo ex-lavoro.




2) Origine Anglo-Americana: Devo ammettere che questa seconda ipotesi mi sembra alquanto azzardata... Comunque si racconta che negli anni della seconda Guerra Mondiale i soldati americani giunti in Italia abbiano cercato di reperire nelle botteghe e nei mercati della capitale gli ingredienti a loro più comuni e li abbiano semplicemente uniti insieme per farne un condimento per la pasta, in un perfetto mix italo-anglosassone.

3) Origine Italo-Americana: Ovviamente alla tesi sopra citata gli italiani rispondono che in realtà non sono stati gli americani a mescolare gli ingredienti a loro familiari creando la carbonara, ma sono stati gli italiani a trovare sul mercato ingredienti prima sconosciuti (come il bacon) che gli hanno dato la possibilità di creare questo nuovo piatto.


4) Origine Appenninica:  Questa quarta ipotesi sostiene invece che la carbonara sia nata tra i carbonai appenninici abruzzesi che la preparavano usando gli ingredienti di maggior reperibilità. Secondo questa tesi la carbonara sarebbe l'evoluzione del piatto abruzzese "cacio e ova" che i carbonai preparavano il giorno prima e si portavano dietro durante il tragitto.
Questa ipotesi trova conferma nel fatto che il termine "carbonada" significa, in abruzzese, carne di suino cotta sul carbone... In altre parole pancetta.



5) Ipotesi Napoletana: Altra ipotesi fa risalire la nostra ormai amata carbonara alla città di Napoli, già madre di diverse ricette gustosissime. Si sostiene infatti che, nel trattato di Ippolito Cavalcanti del 1837 "Cucina teorico pratica", vi fossero già riferimenti a questa pietanza.







Ma veniamo adesso a quello che ho deciso di proporvi io oggi... Non sono mai stata particolarmente attratta dalla pasta alla carbonara, che in casa mia viene proposta cucinata dal mio babbo, a modo suo,da un'eternità. Tuttavia qualche giorno fa, mentre guardavo la tv, sono rimasta piacevolmente colpita dal novantacinquesimo compleanno di Renato Gualandi, bolognese di nascita,  uno dei più grandi chef europei e unico italiano insignito del commendatorato della cucina francese.


 Gualandi ha servito i suoi piatti a Charles de Gaulle, alla regina di Olanda, a Pasolini, a Enzo Ferrari, a Wanda Osiris, a Tyron Power e chi più ne ha più ne metta.
Ecco, ascoltando quello che diceva questo simpatico signore in merito alla carbonara, ho deciso di sfidare il babbo nella preparazione del suo piatto forte.. e mi sa che ho vinto io, almeno a giudicare dalla faccia di Giacomo!


Quello che Renato Gualandi non si stanca di ripetere è che:  " a inventare la carbonara non sono stati i romani!" e racconta che nell'anno 1944, durante la liberazione della città di Riccione, fu proprio lui a cucinare questo piatto per la cena che avrebbe festeggiato la fine della guerra. "Gli spaghetti vengono un po' bavosetti ed è un successo!"..così conclude Gualandi il suo racconto e a lui ho voluto rendere omaggio ricreando la sua ricetta, senza i bianchi dell'uovo che, come dice lui: "fanno una frittata che la puoi tagliare col coltello".
Ma veniamo adesso alla ricetta che, come vi ho già detto, è venuta ottima, cremosa e saporita.






Ingredienti: 
1 tuorlo d'uovo a commensale
200 ml di panna fresca
150 gr di pancetta dolce
una noce di burro
80 gr di spaghetti a testa
pepe q.b
pecorino romano o groviera ( vi giuro che ci sta benissimo) q.b.

Ricetta:



Mentre mettete a cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata iniziate a preparare la salsa carbonara: in una padella mettete i 50 gr di burro e fate sciogliere a fuoco basso. Aggiungete la pancetta e lasciate cuocere nel burro finchè non diventa bello croccante ed assume un bel colorino rosato; a questo punto aggiungete la panna e lasciate ritirare per qualche minuto, deve ridursi ma rimanere comunque abbastanza liquida.


A questo punto la pasta dovrebbe essere quasi pronta per cui togliete la pancetta dal fuoco, e scolate la pasta, aggiungete i tuorli alla pancetta e mescolate finché la salsa non diventa di un bel colore giallognolo ( questo procedimento deve essere fatto a freddo, ossia fuori dal fuoco, e abbastanza velocemente altrimenti la salsa di addensa troppo). Aggiungete la salsa carbonara agli spaghetti, mescolate il tutto, condite con un po' di pepe nero e servite con una bella grattata di formaggio a guarnire il tutto. E adesso che avete pronta la vostra carbonara di Gualandi gustatevela immaginandovi come dovranno essersi sentiti gli abitanti di Riccione quando, dopo anni di guerra e fame, dopo anni senza pranzi in famiglia e dopo tutto l'orrore che la guerra si è portata dietro, si son trovati di fronte questa bontà divina!


Per questa ricetta, in cui abbiamo parlato anche un po' di storia, di guerra, di liberazione e di ritorno alla libertà vorrei buttare là una bellissima canzone delle Andrews Sisters che sarebbe poi diventata una delle più amate e allegre canzoni della II guerra mondiale. La musica delle Andrews Sister accompagnò in quegli anni le truppe impegnate in guerra. La canzone racconta la storia di un trombettista di Chicago che, all'apice della sua carriera, è costretto ad arruolarsi. Il suo capitano, comprendendo la sua malinconia, decide di ricreare una band appositamente per lui con la quale possa suonare e, al tempo stesso, allietare i soldati.


venerdì 11 marzo 2016

Firenze l'è piccina, ma sugnosa!



"La porti un bacione a Firenze, 
che l'è la mia città 
che in cuore ho sempre qui.
 La porti un bacione a Firenze,
 lavoro sol per rivederla un dì."

Veduta di Firenze da Piazzale Michelangelo

Così cantava Odoardo Spadaro e non aveva tutti torti! Firenze è, per me, una delle città più belle d'Italia, non perché sono toscana, ma perché da Piazza del Duomo, fino alle sue più minuscole viuzze del centro, Firenze lascia a bocca aperta catapultando sia il turista che vi si trova per la prima volta, sia il veterano pendolare, in un'aura rinascimentale che nessun altra città italiana riesce a creare.
Uno dei tipici banchi del piano terra
Io, come sapete, a Firenze ci vado tutti i giorni perché ci studio e ho la fortuna/ sfortuna di avere la sede in centro storico. Ogni giorno lezione e ogni giorno ore e ore di buco che dovrò pur riempire in qualche modo... questo mi ha dato la possibilità di sperimentare ,dal punto di vista culinario, i migliori luoghi del capoluogo toscano.

In questo caso tuttavia non voglio dilungarmi in una guida alle bontà fiorentine, che pur sono tantissime, né passare in veloce rassegna tutti i luoghi migliori dove mangiare a Firenze.. voglio semplicemente parlare di quello che è, secondo me, il posto migliore  dove deliziare il palato a Firenze: Il mercato centrale di San Lorenzo (https://mercatocentralefirenze.wordpress.com/) di cui vi metto il sito internet se volete farvi un giro.
La macelleria e i suoi prodotti tipici



Il suddetto mercato, oltre che attrazione turistica, è il luogo in cui si riforniscono gli stessi ristoratori fiorentini: dal trippaio dell'angolo, allo chef stellato, il mercato di San Lorenzo offre tutto quello di cui avete bisogno. Fu costruito nel 1874 durante un totale restyling della città che, ritrovatasi a essere capitale d'Italia, dovette rifarsi il look per apparire più "europea".



Mappa del mercato, facilmente reperibile all'ingresso
L'attuale mercato di San Lorenzo si affaccia, per l'appunto, sulle frenetiche viuzze che, attorno a Piazza San Lorenzo, pullulano di bancarelle che vendono ogni tipico prodotto toscano, dalle sciarpe, alla carta fiorentina, alla pelle, ai cappelli. A partire dal 2014, anno nel quale si festeggiava il 140enario della struttura, il Mercato di San Lorenzo ha visto la nascita di una nuova ala: Il Mercato Centrale (http://www.mercatocentrale.it/mercato-centrale-firenze/).
Posto al piano primo, il Mercato Centrale offre stand dove mangiare cibo di ottima qualità, di alcuni tra i migliori locali fiorentini e toscani e che riescono a soddisfare ogni gusto: dal vegano, al vegetariano, al carnivoro convinto, all'amante del pesce, all'amante dei formaggi...



Appena saliti per la scala mobile, che dal piano terra conduce al piano superiore, saremo calorosamente accolti da un'infinità di opzioni culinarie di cui non avremo che l'imbarazzo della scelta.  Mi piacerebbe moltissimo iniziare una bella rubrica in cui postare regolarmente i luoghi in cui vado a sperimentare, fiorentini o meno.. e non è detto che non inizi seriamente a farlo. Stamani sono andata a pranzo al Mercato Centrale con Giacomo..siamo arrivati nell'ora di punta, per cui tutti i tavoli erano abbastanza pieni! 
Io volevo rimanere leggera e mi sono lanciata sullo stand di "Veg&Veg" ( che starebbe per Vegano & Vegetariano ), mentre Giacomo, più cicciaiolo, si è buttato sull'hamburger di chianina.

Ovviamente avevamo l'imbarazzo della scelta e, come ogni volta, ci siamo fatti un paio di volte il giro degli stand prima di decidere.. io che ne ho provati già diversi posso dire che in ognuno si trova un comune denominatore: l'eccellenza.


Dopo aver letto e riletto il menù più volte ho optato per un menù a 15 euro comprensivo di:Vegan Burger con salsa al wasabi, barbabietole, misticanza, hamburger vegano, semi misti e pane integrale, Patate al forno e centrifuga a scelta tra mela e carota, kiwi e carota, o mela, barbarossa e carota.
Il mio dolce 3/4 Giacomo ha invece optato per una versione non veg del mio menù.. ovvero hamburger di chianina con chips di patate fritte.






 Devo ammettere che era la prima volta che provavo un piatto totalmente vegano, addirittura ho voluto fare l'estrema e provare anche la maionese vegana dolce.. e confesso che 
sono rimasta piacevolmente colpita.


 Il pane era ottimo, la salsa al wasabi anche e l'hamburger vegano, a base di lenticchie e ceci, si sposava perfettamente con la delicatezza del panino. Anche le patate erano ottime, cotte a puntino e con la buccia, che gli da quel tocco di rustico che ti fa dire " eh però, qui sì che sanno fare le patate!" 

Il piatto di Giacomo, da una parte, era molto più tradizionale rispetto al mio: un hamburger di chianina al sangue, ottimo alla vista e al sapore, accompagnato da chips di patate: mix perfetto di croccantezza e bontà. 
Da bere abbiamo gustato un'ottima birra Weiss, presa dalla Birreria al centro del Mercato Centrale.




Insomma al mercato centrale, che si provi quello che si provi, non si va mai via scontenti... e le nostre facce la dicono assai lunga sulla nostra felicità, anche se dalla nostra parte abbiamo il fatto che avevamo camminato tanto ed eravamo troppo stanchi per  mangiare un'insalatina al volo! Insomma..il Mercato Centrale vale veramente la pena, e se capitate, anche per caso, a Firenze fateci un salto..ne rimarrete sicuramente colpiti! 


Per quanto riguarda la ricetta di cui parlerò in questo post... si tratta di un piatto assai semplice, un antipasto da fare al volo che piacerà anche ai palati più raffinati: Le cipolle ripiene di pecorino.
Il tempo di preparazione è velocissimo e la ricetta stessa richiede pochi ingredienti, per cui se avete ospiti e avete bisogno di un piatto veloce da presentare, consiglio vivamente queste ottime cipolle, che per altro sembra abbiano anche un sacco di ottime qualità depurative.


Ingredienti per 4 persone: 
 4 cipolle grandi
150 gr di pecorino toscano
pangrattato q.b
olio d'oliva q.b
sale e pepe q.b

Ricetta:
Come vi dicevo prima la ricetta è elementare: per prima cosa si sbucciano le cipolle, si lavano bene sotto acqua corrente e si fanno sbollentare per qualche minuto nell'acqua.
Scolatele e lasciatele intiepidire su un piatto da portata, dopodiché, stando molto attenti a non bruciarvi, dividetele a metà e scavatene l'interno, aiutandovi con un cucchiaio, in modo da ottenere 8 coppette.
Accendete intanto il forno a 220°.
Fate un trito con la cipolla che avete appena tolto e mettetela in una pirofila insieme al pecorino grattugiato, al pangrattato, e a qualche cucchiaio di olio, sale e pepe.
Amalgamate il tutto mescolando con un cucchiaio di legno e farcite le cipolle con il composto ottenuto. A questo punto passate alla cottura in forno che conferirà croccantezza alle nostre cipolle: ponete le cipolle in una teglia, ben distanti le une dalle altre, spolveratele con un po' di pan grattato e bagnatele con un  filo d'olio.
Mettete le cipolle in forno già caldo per circa 10 minuti, appena imbruniscono toglietele e lasciatele intiepidire da una parte.
Servitele ancora tiepide e il successo è assicurato!

Per questo post all'insegna della mia regione ho optato per la canzone citata all'inizio del post: " La porti un bacione a Firenze".












giovedì 3 marzo 2016

Hamburger Mania

Oggi vorrei parlarvi di Junk food, il cosiddetto cibo spazzatura e in particolare dell'Hamburger!
Prima sperimentazione di Hamburger da noi realizzata.
Il pane in questo caso era acquistato al supermercato.

Il termine hamburger designava inizialmente una semplice svizzera di carne di vitello o di maiale, ma con il passare del tempo e, sopratutto, con la nascita delle grandi catene di fast food, è passato a designare quel panino imbottito che noi tutti conosciamo assai bene.
McDo
Nel XX secolo l' hamburger è divenuto il simbolo di quello stile di vita frenetico e velocizzato della nostra società. La popolarità di questo panino ha raggiunto livelli altissimi, paragonabili alla Pizza Italiana.
 Ma qual è la sua storia?
Come abbiamo già detto, i primi hamburger comparvero, probabilmente tra il XIX ed il XX secolo.
Quello che attualmente conosciamo altro non fu che la risposta alle esigenze di una società sempre più velocizzata e frenetica. Gli americani dichiarano di essere stati i primi a mettere insieme due parti di pane e un pezzo di manzo macinato per crearne un panino da vendere. Sappiamo, tuttavia, che inizialmente le due parti principali che compongono l'hamburger venivano consumate separatamente e non insieme come oggi.  Adesso, insieme al pollo fritto e alla apple pie, viene considerato un'icona culinaria degli Stati Uniti.
Il primo ristorante americano a riportare l'hamburger nel menù si trovava proprio a New York: Delmonico's lo introdusse nel 1826.

Ma torniamo a noi..
Per le feste di Natale tra i vari regali che ho fatto a Giacomo c'era anche un libricino nero dal titolo "Hamburger Gourmet"; quando lo vidi per la prima volta in libreria rimasi subito colpita dalla grafica e dalle ricette, che sembravano veramente originali e buone.
Il libro nasce dalle ricette che lo chef  Victor Garnier, propone nel suo ristorante Blend di Parigi,nato dalla collaborazione con il celebre macellaio Yves Marie le Bourdonnec. Ogni dettaglio di questa magnifica pubblicazione è curato nei minimi dettagli: prima di tutto il libro propone un'introduzione alle varie parti che costituiscono l'hamburger, per poi continuare con numerose ricette, suddivise in base alle caratteristiche del panino, che vanno dall'hamburger di quinoa per i vegetariani, a quello di pesce, a quelli classici di carne. Impossibile resistere!
Alla fine abbiamo deciso di organizzare una cena in cui avremmo realizzato tutto noi, dal pane (buns), al ketchup, alla maionese. Per iniziare abbiamo scelto due hamburger abbastanza classici: Il classico al bacon e l'hamburger con maionese al miele.

Iniziamo con la ricetta del pane, che nel libro viene definito "tecnicamente" come buns. Nella ricetta originale era previsto l'utilizzo del latte fermentato, ma visto che non sono riuscita a trovarlo, abbiamo utilizzato del semplice yougurt bianco intero ottenendo un ottimo risultato comunque.
Nel libro viene specificato che l'importante, per una buona riuscita di questa ricetta, è essere molto veloci nella preparazione e, chiaramente, rispettare i tempi di lievitazione.


Ingredienti Buns:

420 gr di farina 0
10 gr di lievito di birra in bustina
40 gr di zucchero
10 gr di sale
175 ml di latte fermentato
1 uovo
1 tuorlo
1 albume
25 gr di burro a t.a
semi di sesamo o di papavero

Preparazione:

Questo è il risultato finale dei nostri buns.
In una pirofila mescolate il lievito, lo zucchero, la farina e il sale e aggiungete successivamente il latte fermentato ( o lo yougurt ), il tuorlo e l'uovo intero. Mescolate il tutto utilizzando un mestolo di legno o, se preferite, a mano ( che diciamocelo fa più massaia ) per circa 5 minuti.
Una volta ottenuto un impasto omogeneo aggiungete il burro a pezzettini e lavorate per almeno 15 minuti, finchè la pasta non sarà liscia e morbida.
Ponete la pasta in una ciotola precedentemente unta con dell'olio e lasciatela riposare, coperta con la pellicola, in un luogo caldo per 1 ora e mezzo o comunque finchè non raddoppia di volume.
Quando la pasta è ben lievitata, mettetela su un piano di lavoro infarinato, battetela un po' per sgonfiarla e dividetela in 8 palline. Mettete adesso le palline su una teglia foderata con carta da forno e copritele, senza chiudere del tutto, con della pellicola; lasciate lievitare in un luogo caldo per un'altra ora. Riuscirete a capire quando sono pronti se, toccandoli, la vostra impronta non se ne andrà subito velocemente, ma rimarrà per un po' impressa nel panino. A questo punto preriscaldate il forno, sbattete l'albume con dell'acqua e spennellate le palline cospargendole con i semi. Infornate per circa 15 minuti, finchè i buns non saranno belli dorati; raffreddateli e metteteli da parte.

Ingredienti Ketchup:

1 kg di pomodori maturi
2 cipolle rosse
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaino di chiodi di garofano
1 pizzico di peperoncino dolce
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di pepe
200 gr di zucchero
20 cl di aceto

Preparazione: 
La preparazione del ketchup è molto semplice, tuttavia per realizzare un buon ketchup a casa dovrete armarvi di una buona dose di pazienza perchè vi serviranno circa 4 ore.
Iniziate mettendo in un ampio tegame i pomodori tagliati a tocchetti, le cipolle affettate, l'aglio, i chiodi di garofano, il peperoncino, il sale e il pepe. Cuocete il tutto per circa 1 ora e mezzo a fuoco moderato e a metà cottura schiacciate leggermente i pomodori con un mestolo. 
Aggiungete adesso lo zucchero e l'aceto e fate cuocere per un'altra ora e mezzo fino a che tutti gli ingredienti non sono addensati, Frullate il tutto e passatelo con un colino, versate la salsa ottenuta in una casseruola e lasciatela ridurre ancora cuocendo a fuoco lento per un'altra ora. 
Vi assicuro che questa ricetta è ottima, otterrete un ketchup buono assai di più di quello industriale e molto più denso, con un sapore corposo.. a dir poco perfetto!

Ingredienti Bake (hamburger al bacon):
4 panini
500 gr di polpa di manzo macinata
qualche pizzico di sale
salsa ketchup q.b.
lattuga iceberg q.b
8 fette di bacon di ottima qualità
2 pomodori
1 cipolla
2 cetriolini sotto aceto
160 gr di formaggio cheddar
1/2 bicchiere di acqua

Preparazione: 
Questo hamburger rappresenta l'apoteosi di tutti gli hamburger, il bacon non viene semplicemente inserito nel panino come in tutti i fast- food.. in questa ricetta il bacon compare sotto forma di composta, una goduriosa composta da spalmare all'interno del panino!
Tagliate a dadini il bacon, i pomodori, la cipolla e i cetriolini, conservandoli in ciotole divise. Rosolate il bacon in padella, senza aggiungere ulteriori grassi rispetto a quelli prodotti dalla carne. Una volta che il bacon apparirà croccante, aggiungete i pomodori e rosolate il tutto per un paio di minuti; togliete dal fuoco e mettete da parte la ciotola.
Tagliate il cheddar a pezzetti e mettetelo in una seconda ciotola insieme all'acqua, scaldatelo al microonde finchè non si sarà sciolto totalmente, il composto dovrà essere morbido ma non troppo liquido. Aggiungete il bacon, i dadini di cipolla e i cetriolini mescolando fino a ottenere un bel composto omogeneo.
Aprite i panini e riempiteli, dopo averli dorati un paio di minuti in forno, con l'insalata, la salsa ketchup, la salsa di bacon e cheddar e la carne, la quale sarà stata, nel frattempo, appiattita a forma di disco e cotta. Per una carne al sangue si consiglia 3 minuti per lato a fuoco vivo, per una carne ben cotta 5 minuti.






Ingredienti Honey ( panino con maionese al miele):
4 panini
500 gr di polpa di manzo macinata
1 cucchiaino di paprica
1 pizzico di sale
1 pizzico di pepe
1 tuorlo
1 cucchiaino di senape
3 cucchiaini di miele
50 cl di olio di girasole
10 gr di arachidi sgusciati
1 cipolla
germogli di spinaci q.b


Preparazione: 
Per ragioni di privacy ho tappato i volti dei nostri amici con animaletti assortiti ;-) 
Per prima cosa preparate la maionese al miele. Mettete il tuorlo in una pirofila insieme alla senape e al miele. Mescolate delicatamente con la frusta e aggiungete l'olio di girasole a filo, piano piano. Quando la maionese sarà montata aggiungete le arachidi tritate,La maionese è pronta, conservatela in frigorifero fino al momento di spalmarla nel panino.
Tagliate adesso la cipolla a dadini e formate 4 medaglioni di carne. Cuoceteli in una padella a fuoco vivo per 5 minuti ogni lato e insaporiteli con sale, pepe e paprica; infine aggiungete la cipolla.
Formate adesso i bun come preferite mettendo la carne, la maionese e gli spinaci  all'interno del panino.




 La canzone che scelgo per queste ricette è "Born in the USA" di Bruce Springsteen perchè proprio come lui anche il nostro amico qua sopra è nato negli Stati Uniti e ne è rimasto l'icona assoluta..quindi buon appetito e buon ascolto!








lunedì 29 febbraio 2016

Sperimentazioni culinarie in viaggio.

E' passato un po' di tempo da quando ho scritto qua sopra l'ultima volta e, in questo lungo periodo, ne è passata di acqua sotto i ponti. Devo ammettere che per un po' ho quasi pensato di abbandonare il blog; non avevo tempo per scrivere, mi sembrava di non riuscire ad andare avanti, avevo perso lo stimolo..ovviamente però senza mai smettere di cucinare.
Poi adesso che le acque si sono calmate e che tutto sembra essere tornato alla "normalità" mi sono detta che questo era il momento giusto per riprendere e per aggionarvi su tutte le novità che mi sono piombate addosso in questo periodo.

La comitiva il giorno della discussione
Io & Giacomo 
Per prima cosa, sembra quasi un miracolo ma è vero, mi sono laureata ! E' stata un' impresa ardua ma ce l'ho fatta. Ho discusso una tesi ( che sembrava interminabile ) sul valore sociologico del tango argentino e per circa due settimane sono rimasta in uno stato di estasi perenne, seguito da uno di depressione da " e ora che cavolo faccio"!
E' stato davvero emozionante, sviluppare un pensiero mio, realizzare una tesi, stamparla ed esporla di fronte ad una commissione di professori!  E anche per me che non sono affatto timida è stato difficile mantenere la calma ed evitare di delirare ogni tre per due.  Adesso mi sono iscritta alla specializzazione, per cui la pacchia è durata ben poco! 

Oti 



Altra grande novità è il mio avvicinamento al mondo dei cavalli. E' iniziato tutto quando Giacomo mi ha regalato una passeggiata a cavallo per il mio compleanno in un centro ippico sulle montagne pistoiesi. Da lì mi sono ritrovata ad essere una drogata da cavallo, abbiamo iniziato a frequentare assiduamente il centro ippico ( nei limiti dello stalking chiaramente ), a prendere lezioni e ad avvicinarci a questi stupendi animali. <3
Insomma.. negli ultimi 2 anni ne sono successe di cose e spero vogliate perdonarmi se sono stata assente così a lungo, farò un mea culpa e cercherò di farmi perdonare postando un sacco di novità culinarie con impegno settimanale..PROMESSO!


Ovviamente, da buoni amanti dei viaggi,  non sono mancati innumerevoli viaggetti, anche se niente posti lontani ed esotici, ed è proprio di questo che voglio parlarvi in questo post: la sperimentazione culinaria in viaggio.
Lago di Bohinj
Inizierò con una piccola nazione, vicinissima all'Italia, che troppo spesso viene ignorata, ma che in realtà possiede tutto il necessario per essere un'ottima meta di vacanze estive o invernali: la Slovenia.

La prima volta che sono andata in Slovenia ero solo una bambina, avevo 8 anni ed ero insieme ai miei genitori.. ma fu subito amore. La mia meta preferita è il paesino di Kranjska Gora( http://www.kranjska-gora.si/it/), a pochi chilometri dal confine con l'Italia, nel cuore delle Alpi Giulie.
Piatto Contadino per 2




Visto l'amore che nutro per questo paese, la vicinanza con l'Italia e i costi contenuti, ho deciso di regalare a Giacomo un viaggetto per il suo compleanno. Durante la permanenza slovena abbiamo visitato la capitale Lubiana ed i paesini vicini a Kranjska, abbiamo passato del tempo nei bellissimi rifugi di montagna mangiando strudel di mele e bevendo Pelinkovac ( un tipico amaro sloveno ) e non abbiamo mai dimenticato di testare i vari ristoranti Sloveni.
In Slovenia i prezzi per mangiare sono molto contenuti e, dato di fatto, le porzioni sono esattamente il doppio rispetto all'Italia.
L'amore per le zuppe
Nella trattoria ( in sloveno gostilna) Pri Martinu, un posticino tipico nel centro di Kranjska Gora, delle cameriere vestite con gli antichi abiti tipici vi serviranno porzioni di Piatti Contadini per due che sarebbero difficoltose da buttar giù anche per una intera comitiva.
I piatti tipici sloveni tuttavia non sono molti, la loro cucina è molto simile alla nostra, troviamo la pasta, la cacciagione, la carne ( ottima ) di vitello e le zuppe.. gli sloveni adorano le zuppe.
Tuttavia mi sento in dovere morale di elencarvi quelle poche prelibatezze tipiche in cui ci siamo imbattuti:



Bistecca Tartara

  • La bistecca tartara: nonostante questo non sia un piatto tipico sloveno, in Slovenia troverete tantissimi ristoranti e tantissime gostilna che ne propongono una loro versione. La bistecca alla tartara altro non è che una preparazione a base di carne macinata cruda, condita con erbe, spezie e olio; guarnita con capperi, peperoncini sottolio e cipolle e servita assieme a pane caldo e burro salato. E' un piatto freddo adatto sopratutto per un'elegante cena estiva.





  • La gibanica: la prekmurska gibanica è un dolce tipico della tradizione slovena, facilmente reperibile nei migliori ristoranti e nelle migliori pasticcerie del paese. Come si nota dalla foto è una torta a strati, si parte da uno strato di pasta frolla, con ripieno stratificato di semi di papaveri, ricotta e noci e mele, separati da sottili strati di pasta fillo. Assaggiandola vi renderete conto che si tratta di una torta dai sapori casalinghi e molto semplice. Prima o poi giuro che proverò a farne una a casa. 




  • I Cevapcici: sono un piatto sloveno a base di carne macinata e speziata. Sono ampiamente diffusi in tutta la penisola balcanica e ognuno ne rivendica la proprietà. Si presentano come delle piccole salsicce e sono solitamente composti da carne di manzo e agnello mescolata. Queste salsiccette si trovano veramente ovunque in Slovenia, anche nella più remota festa paesana..per cui, se decidete di farci un salto, vi consiglio di provarli!



  • Il pan pepato: Sembra strano, ma la Slovenia possiede un'antichissima tradizione di pan pepato. In un paesello vicino a Lubiana abbiamo scovato un museo del pan pepato, allestito nel sotterraneo di un ristorante, in cui due carinissime ragazze ci hanno deliziato gli occhi e il palato con tutti i loro manicaretti.. preparando biscotti di pan pepato di ogni forma e dimensione e decorandoli con la glassa reale di fronte ai nostri occhi. Pare infatti che in Slovenia il pan pepato sia uno dei dolci tipici e che queste ragazze stiano utilizzando una ricetta molto antica che si tramanda da generazioni senza mai rivelare al pubblico tutti gli ingredienti. Io non ho resistito e ho comprato un cuoricino per Giacomo con il suo nome scritto sopra.. 

 Come video a questo post metto una delle canzoni che più mi piacciono di Goran Bregovic per un bel salto nei Balcani!